Pomodori  verdi fritti al caffè di Whistle Stop

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop.

Non sembra anche a voi che queste parole suonino?
Io non lo so come, ma ci sono finita dentro a questa musica.
Irrimediabilmente attratta.
L’ho sentita da qualche parte nel mio corpo. La testa forse, le vene o in un battito diverso.
Così, ho letto il libro di Fannie Flagg.
Alle prime venti pagine mi son chiesta perché non l’avessi mai letto prima.
Quando ho terminato, la domanda si è rafforzata ma tra le mani ho avuto anche la risposta: perché il tempo è questo.
Semplice, come sempre quando si tratta di libri.
Perché avevo bisogno ora di Whistle Stop. Di tutti i suoi abitanti, dei vagabondi, del suo caffè pulsante, della posta che diventa giornale, della famiglia Threadgood, di Troutville, di Idgie.
Ne avevo necessità come ce l’ha Evelyn Couch, senza saperlo.
Evelyn che ascolta Ninny Threadgood alla casa di riposo, raccontare il passato che si mescola al presente. La felicità e la nostalgia.
E allora sembra di scoprire e insieme conoscere da sempre l’Alabama degli anni venti-trenta, di sentirne tutto il fascino.
Mi sono sopraggiunte tre assonanze in lettura, due spontanee e una indotta, grazie al filo di continuità che lega l’ArgoCircolo Letterario ai libri.
Mi è sembrato di ripercorrere le pagine e le strade de “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee. Idgie Threadgood e Scout Finch, indomite paladine della giustizia, quella vera.
Ho trasposto Whistle Stop nella fantasia del Connecticut, precisamente a Stars Hollow, dove vivono le ragazze Gilmore e tutti quei personaggi come Sukie, Patty e Babette, Luke, Taylor, la signora Kim, che fanno di una piccola cittadina un’unica grande famiglia.
E non avevo visto, finché non me lo hanno fatto notare appunto, la somiglianza con “Fai piano quando torni” di Silvia Truzzi. Anche qui, un forte legame, improvviso, tra chi porta la memoria in mezzo alle rughe, sulla pelle invecchiata delle mani, nelle parole. E chi la raccoglie nel cuore.
Pomodori verdi fritti, oltre a far venire immediatamente voglia di cucinarli, è uno di quei libri che non passa. Che ti scalda, ti scioglie e ti rinfresca. Che fa sorridere quando sul giornale Dot Weems oltre alle notizie ufficiali, ne approfitta per lamentarsi della sua dolce metà. Che ci ricorda l’importanza di essere generosi e caparbi. E fa commuovere, quando tutto scorre, quando il tempo cambia ma non cancella i ricordi e crea nuove cose.
È uno di quei libri che, una volta letto, sarà anche tuo, per sempre.
E ogni tanto è bene che venga fuori… TOWANDA!!

©Erika Carta